Entro il 2050 la popolazione mondiale dovrà divenire vegetariana. Il monito arriva da un gruppo di ricercatori svedesi dello Stockholm International Water Institute, nel cui rapporto si sottolinea come gli eccessivi consumi d’acqua e di suolo legati agli allevamenti di animali destinati alla macellazione porterà presto ad una situazione insostenibile. Se si vorranno evitare carestie e guerre per la conquista di preziose risorse alimentari il fabbisogno di proteine e altri elementi necessari dovrà essere per almeno il 95%, se non addirittura il 100%, ricavato da fonti vegetali.
Il futuro dell’alimentazione sembrerebbe quindi la dieta vegetariana. Almeno è quanto si augurano i ricercatori guidati da Malin Falkenmark, Senior Scientist dello Stockholm International Water Institute, che vedono nel ricorso sistematico a frutta e verdura l’unica via d’uscita per soddisfare le necessità di una popolazione mondiale in costante e vertiginosa crescita: dagli attuali 7 miliardi si passerà entro 40 anni ala straordinaria cifra di 9 miliardi.
Allo stesso tempo le risorse alimentari per la popolazione mondiale sono in altrettanto costante diminuzione. Secondo i dati forniti dall’ONU circa 900 milioni di persone si addormentano affamate nel mondo, mentre oltre 2 miliardi vengono indicate come malnutrite. L’unica via di scampo sarebbe proprio la drastica riduzione del consumo di alimenti di derivazione animale e il ricorso massiccio a un’alimentazione vegetariana.
Attualmente l’impiego di fonti animali per soddisfare il fabbisogno nutrizionale giornaliero è pari a circa il 20%, un livello insostenibile secondo gli studiosi svedesi. L’avvertimento è quello di ridurre questa percentuale al di sotto del 5% o il rischio di carestie e guerre per il cibo diventerà nei prossimi anni fin troppo reale. Come sottolinea la stessa professoressa Falkenmark:
Non ci sarà abbastanza acqua per soddisfare la produzione di cibo richiesta per l’attesa popolazione di 9 miliardi nel 2050 se continueremo a seguire gli attuali orientamenti e le modifiche verso diete comuni alle nazioni occidentali.
Al centro del problema nuovamente l’acqua, le cui disponibilità sono sempre più a rischio. Proprio il consumo idrico è al centro della critica svedese, che sottolinea come i prodotti di origine animale impieghino tra le 5 e le 10 volte il quantitativo necessario per produrre alimenti vegetali. Oltre a questo, si stima che un terzo delle terre coltivabili sia destinato alla produzione di foraggio per gli animali destinati al consumo.
Un rapporto che inevitabilmente rilancia la scelta vegetariana come quella maggiormente sostenibile per la Terra, mentre di questo e altro si sta discutendo in questi giorni durante l’annuale Settimana Mondiale dell’Acqua, in programma proprio a Stoccolma dal 26 agosto al primo settembre.
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